Vi proponiamo un percorso alla scoperta dell’antico quartiere ebraico di Palermo, situato all’interno di due dei principali odierni quartieri del centro storico di Palermo:  l’Albergheria e la Kalsa. Cerchiamo di scoprire le tessere nascoste di un mosaico attraverso le tracce che ritroviamo lungo le vie del quartiere . Importanti ed  evidenti segni della presenza ebraica oggi si ritrovano nei nomi delle vie dell’antico quartiere ebraico . Nel XX sec, il  Comune di Palermo in collaborazione con la“Charta delle Judeche”, cioè la Federazione tra i comuni che ospitano comunità ebraiche, decise di installare delle targhe di colore bruno e bianco in cui è possibile leggere in tre lingue italiano, arabo ed ebraico il nome della strada.

Segno del passaggio prima arabo e poi ebraico nella zona.Il nostro percorso parte dal luogo dove era l’antica porta di Ferro, ingresso al quartiere ebraico per raggiungere la Via Calderai, che ancora oggi è legata agli ebrei per alcune delle sue attuali attività commerciali attive. Segue l’Arco della Meschita, P.zza della Meschita, Via Ponticello a P.zza SS. Quaranta Martiri, fino alla via Divisi. Visiteremo anche il complesso di San Nicolò dei Tolentini e parte del quartiere della Kalsa.

Gli ebrei si insediarono, nel X Sec,  all’interno dell’antico quartiere arabo della moschea di Ibn Siglab che era suddiviso in due rioni: Harat-abu-Himaz  detto poi Meschita e Horat-al-Jahudin  detto poi Guzzetta.  All’interno del quartiere scorreva il fiume Kemonia e proprio la presenza del fiume, della sua acqua fu fondamentale nella scelta degli ebrei di quella zona della città. L’acqua del fiume per la comunità ebraica era importante sia per la lavorazione del ferro che la creazione del bagno rituale . A Palermo il bagno rituale, il miqwè, non venne distrutto. Sorgeva dove oggi è la chiesa di San Nicolò da Tolentino. A conferma di ciò, sul pilastro destro della Chiesa si trova incisa la seguente iscrizione: “Il restaurato edificio una volta fu mare, poi triste palude, quindi orto e tempietto; finalmente, con passar degli anni, da sinagoga divenne piccola cappella …. (..)”.

Era il 31 marzo 1492, quando Ferdinando II d’Aragona proclamò “l’editto di Granada” che prevedeva l’espulsione degli Ebrei dal regno di Spagna. Ecco che gli ebrei di Sicilia, che appartenevano al regno di Spagna, dovettero convertirsi al cattolicesimo oppure andar via. Ecco che il quartiere venne abbandonato e gli ebrei  restanti cambiarono religione.   Ed ancora testimonianze della cultura ebraica sono i cognomi come : Lo Presti, Sala, Scimeca, Toscano, La Tona , Bonanno Bruno, Ascoli. E per concludere non possiamo non ricordare un piatto principe della cucina palermitana: il pane con la milza.Gli ebrei che lavoravano per i macellai  cristiani venivano ricompensati con le interiora degli animali .  Ma poiché  gli  ebrei  non potevano mangiare quel cibo, perché vietato dalla loro religione, pensarono di rivenderli ai cristiani. Cominciarono allora a bollire la milza, il polmone e lo “scannarozzato“, cioè le cartilagini della trachea del bue, l’affettarono soffriggendo nello strutto, e mettendo il tutto in mezzo al pane. Nacque così il tradizionale pane con la milza, una tradizione che venne continuata, dopo l’espulsione degli ebrei dalla città di Palermo, dai caciottari che aggiunsero il formaggio.

Il tour si effettua in italiano ed inglese  minimo due persone,   da lunedì a venerdì (previa disponibilità) .

 

 

 

 

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